Il cavallo bardigiano

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I primi cavalli giunsero in Val Taro e Val Ceno in epoca romana.

La zona impervia e montagnosa causò nei secoli uno sviluppo della razza come "cavallo da montagna".
Bardi dà il nome a questa razza di cavalli che, menzionata ufficialmente per la prima volta nel 1864, ricevette nuova vita nel 1977 con l'istituzione del "Libro genealogico del cavallo bardigiano", che ne ha garantito la continuazione e la purezza. 
Il cavallo bardigiano ha testa leggera, occhi grandi, vivaci ed espressivi, sovente coperti da un folto ciuffo cadente, arti con ossatura robusta, piede dalle unghie durissime. 
Per la sua robustezza e docilità, è riconosciuto il soggetto ottimale per le passeggiate e per il turismo di tipo naturalistico: quasi una "nave-scuola" pensata per giovani cavalieri. Tanto che alcuni hanno pensato di utilizzare questo paziente animale per l'ippoterapia.
Il cavallo Bardigiano è una antica razza equina tipica dell'Appennino Tosco-ligure-emiliano, che deve il suo recupero allo sforzo compiuto dall'Associazione Allevatori di Parma, in collaborazione con le A.P.A. di Piacenza, Genova, La Spezia e Massa Carrara oltre alle Comunità Montane parmensi e piacentine, per salvarlo dall'estinzione e dalla contaminazione con altre razze.

Nel 1977 con l'istituzione del Libro Genealogico del Cavallo Bardigiano, affidato con Decreto del Ministero dell'Agricoltura alla Associazione Provinciale Allevatori di Parma, è iniziata l'opera di recupero del nucleo originario in purezza ed una attività selettiva che promuovesse la valorizzazione economica della razza.

La Associazione del Cavallo Bardigiano comprende 750 allevatori, distribuiti in 45 province italiane.

Oggi 
i Bardigiani iscritti al Libro Genealogico sono quasi 3.240tra stalloni (140), fattrici (1.800) e giovane rimonta (1.300), costantemente monitorati e valutati con rassegne annuali che si tengono in tutti i comuni e le frazioni della zona di allevamento.
E' anche importante ricordare 
L'associazione tedesca del Bardigiano (Bardigiano-Pferde Deutschland e.V) costituitasi nel 2003, con sede a. St. Johann. Essa associa 35 allevatori in selezione che, dal 1995, allevano oltre 60 cavalli.
Dallo stesso anno è attiva anche l'
Associazione Ungherese del Bardigiano, (Bardigiano Lótenyészto Országos Egyesület) con sede a Nagymizdó, che con grande spirito di collaborazione ha portato i nostri cavalli montati dai cosacchi, il 5 ottobre 2004 in Piazza San Pietro a Roma, in occasione della beatificazione di un Martire Ungherese.
Dal 1990 l'Associazione ha avviato un riposizionamento di mercato per la razza ed ha fissato conseguentemente gli obiettivi di selezione e i programmi di attività.
La tradizionale integrazione tra allevamento del cavallo Bardigiano ed attività agricola ha comportato il mantenimento e alla diffusione della popolazione equina di razza Bardigiana, con le caratteristiche e le tipicità che oggi conosciamo . 
Il consolidarsi dei 
metodi di allevamento "semplici" hanno permesso la selezione di un soggetto dalle spiccaterobustezza, economicità rusticità, ma anche di un grande equilibrio ed una insospettabile propensione alla collaborazione con l'uomo.

Facendo riferimento a tali caratteristiche base, sono state cercate valorizzazioni nella sella da servizio (vale a dire nelle passeggiate a cavallo, nel trekking e nell'agriturismo), nel tiro leggero, nella monta da lavoro e " in ultimo " nell'ippoterapia. 

Queste finalizzazioni hanno conosciuto, negli ultimi anni, un fortissimo sviluppo, facendo avvicinare un vasto pubblico all'equitazione di campagna e di base.

L'equitazione in ambiente naturale è una alternativa sempre più apprezzata all'equitazione di tipo agonistico, anche perché, rispetto a quest'ultima, comporta un'esperienza ugualmente gratificante con costi e impegno più accessibili.
In tal senso l'Associazione ha, da un lato, orientato la presentazione della razza nelle mostre di settore dando impulso a esibizioni a sella e attacchi, dall'altro sta cercando di potenziare le pratiche di doma e addestramento per qualificare in modo specialistico le potenzialità del cavallo.
In questa direttrice si pone l'intenzione di realizzare più strutture in grado di offrire, ad una pluralità di allevatori o di acquirenti, servizi di monta, doma e addestramento a prezzi di mercato accettabili.
Questa soluzione, per la regione Emilia-Romagna, è già stata accolta da Soprip, Gruppo di Azione Locale dell'Appennino Parmense e Piacentino, che ha permesso di realizzare le strutture di un centro di doma e addestramento del cavallo Bardigiano presso l'Az. Agr. Angus - Compiano (PR).
Per dare certezza sulla qualità del lavoro svolto, il centro di addestramento ha stipulato con l'Associazione Provinciale Allevatori di Parma, depositaria del libro genealogico della razza, un protocollo che definisca le pratiche di doma e preparazione del cavallo e indichi i movimenti e le figure che il cavallo deve sapere compiere. La stessa APA attraverso una commissione esaminatrice rilascerà l'attestazione di addestramento del cavallo e controllerà costantemente l'attività del centro. Speriamo che queste soluzioni permetteranno di coniugare valorizzazione, riproduzione, valutazione attitudinale e addestramento e di costituire sia un punto di riferimento per gli operatori e per i potenziali acquirenti, che una fonte primaria di dati per l'Ufficio Centrale Libro Genealogico del Cavallo Bardigiano.

LA MOSTRA NAZIONALE DEL CAVALLO BARDIGIANO

Dal 1974 si svolge a Bardi, tutti gli anni, nel primo settimana di Agosto in un'area appositamente predisposta e attrezzata sulle rive del fiume Ceno.Offre agli allevatori e al pubblico un articolato programma d’intrattenimento e promozione della razza. Nel corso della Manifestazione, oltre al concorso morfologico si svolgono diverse iniziative in grado di richiamare migliaia di visitatori da tutta Italia. Una giuria formata da esperti di razza valuta il progresso selettivo in atto, premiando nei cavalli presenti i ben distinti caratteri di tipicità, forza, armonia e docilità. Le valutazioni morfologiche raggiungono l’apice nella proclamazione del Campione Stalloni e Campionessa Fattrici di razza, qualifica di grande prestigio tra gli allevatori. Dopo la valutazione dei cavalli arabo-bardigiani, ha luogo la sfilata e la premiazione dei migliori soggetti esposti per morfologia e tipicità. Molto seguito dal pubblico anche il programma che prevede uno show a sella e con carrozze. Le esibizioni consentono di evidenziare i molteplici impieghi della razza che vanno dalla monta americana agli esercizi in piano, dal dressage agli attacchi. A seguire si svolge anche la Prova attitudinale a sella ”monta da lavoro” riservata anche questa ai Cavalli Bardigiani.

L’Ingresso in mostra è libero. 

Escursionismo e sport all'aria aperta

Il vastissimo territorio di Bardi offre innumerevoli spunti per escursioni, MTB e passeggiate all'aria aperta, tra boschi, spettacolari vette e affioramenti rocciosi di notevole fascino. La rete di sentieri segnati è stata recentemente rinnovata, e permette di raggiungere angoli suggestivi del territorio. Le cartine escursionistiche della zona sono in vendita presso l'ufficio turistico.


ESCURSIONE ORGANIZZATA

LOGO-GAE-TAROeCENO-def220pxNel Comune di Bardi è disponibile il servizio delle guide abillitate ufficialmente dalla Regione Emilia-Romagna, facenti parte del GRUPPO GUIDE AMBIENTALI ESCURSIONISTICHE DELLE VALLI DEL TARO E DEL CENO.
Oltre alle uscite previste a calendario, vengono effettuate escursioni su richiesta da gruppi, comitive, ospiti nelle strutture ricettive della vallata, scuole, associazioni, parrocchie, CRAL e dopolavoro. Con progetti basati su specifiche richieste o proposte "modellate" sulla composizione o a tema: storico, naturalistico, percorsi della memoria ecc...

Per organizzare escursioni private, contattare direttamente le guide Davide Galli e Giacomo Cella. (Cliccare sui nomi per i relativi contatti).

Trovi il calendario completo delle escursioni su: www.trekkingtaroceno.it 

Escursione sul monte Barigazzo ripresa da TV Parma: guarda



L’ANELLO DELLA VAL CENO

Il comune di Bardi è stato il promotore dell’iniziativa che ha messo insieme, per costruire un importante strumento di valorizzazione turistica unitaria, diversi enti: Bardi, Bore, Fornovo di Taro, Medesano, Pellegrino Parmense, Solignano, Valmozzola, Varano dé Melegari, Varsi, la Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno, la Provincia di Parma e la Regione Emilia-Romagna. 

“Un sentiero unico che unisca in una sorta di anello tutti i comuni che si affacciano sulla Valceno”; questa idea è uscita come una illuminazione ed è stata accolta con entusiasmo ed all’unanimità da tutti i rappresentanti dei comuni riuniti.

Da subito ci abbiamo creduto e con entusiasmo abbiamo iniziato a lavorarci intensificando i nostri incontri, raccogliendo materiale, facendo passeggiate e fotografie.

Sono stati così verificati e segnati 37 itinerari tra ofioliti, calanchi e paesaggi naturalistici mozzafiato.
4 percorsi per ogni Comune, più un grande percorso unitario che collega tutti i sentieri in un unico ANELLO DELLA VAL CENO. Con un sistema di segnaletica unificato.

Il turista e l’appassionato possono trascorrere ore liete immersi in un’ambiente integro ed in larga parte incontaminato.
L’ospitalità nei nostri agriturismi, bed and breakfast ed alberghi è assicurata.


ESCURSIONE LIBERA

Itinerari suggeriti:

1) L’ANELLO DEL CARAMETO (TREKKING E MOUNTAIN BIKE)
Punto di partenza Passo del Pellizzone - Lunghezza circa 8,7 km - Tempo di percorrenza (senza soste) circa 4/5h a piedi, 4h MTB - Segnavia bianco e rosso, 801

Vedi o scarica la traccia GPS su wikiloc


2) ATTORNO AL CASTELLO DI BARDI (TREKKING)
Punto di partenza Piazza Vittoria - Lunghezza circa 1,6 km - Tempo di percorrenza (senza soste) circa 1h - Segnavia bianco e rosso, 803
Vedi o Scarica la traccia GPS su wikiloc

 

3) VIA DEGLI ABATI (CAMMINO A TAPPE)

Anche conosciuta con il nome di “Francigena di Montagna”, la Via degli Abati è un antico percorso di circa 190 Km che collega Pavia a Pontremoli lungo la Val Trebbia attraverso luoghi di fede di straordinaria suggestione come l’Abbazia di San Colombano, borghi caratteristici come quello di Bobbio o Pontremoli, splendidi castelli come quello di Bardi e paesaggi incontaminati di rara bellezza dell’Appennino Parmense.

Il Cammino degli Abati risale al periodo della dominazione Longobarda, quando era principalmente utilizzato dai monaci di Bobbio per raggiungere la città di Roma  prima che la Via Francigena di Monte Bardone (oggi Cisa), rimasta a lungo sotto il controllo  dei Bizantini, assumesse un ruolo predominante nelle antiche vie di commercio e pellegrinaggio. 

Il percorso era utilizzato in particolar modo dai pellegrini nord europei ed irlandesi che, nel lungo e difficoltoso viaggio di fede verso Roma, includevano una sosta a Bobbio per una visita alla tomba di San Colombano, abate irlandese fondatore della locale abbazia. Il Cammino corre parallelo alla Via Francigena con la quale si ricongiunge a Pontremoli.

La Via degli Abati è percorribile a piedi, in bicicletta, a cavallo e in macchina. 

Nel territorio comunale di Bardi passano due tracciati della Via degli Abati: 

Tracciato n. 6 corrispondente al percorso Groppallo - Bardi (Nello specifico il percorso che attraversa il nostro comune da Boccolo Tassi a Bardi capoluogo)

Tracciato n. 7 corrispondente al percorso Bardi - Borgo Val di Taro (Nello specifico il percorso che attraversa il nostro comune è da Bardi capoluogo al Passo del Santa Donna)

Una descrizione dei due tracciati e del resto dell'itinerario è disponibile a questa pagina web

Per maggiori informazioni: 


IL VADEMECUM DELL'ESCURSIONISTA

Per percorrere i nostri sentieri in sicurezza, informati bene sul percorso e sul meteo, e utilizza l’attrezzatura più adeguata alla stagione in corso. Informati anche riguardo l'eventuale presenza di battute di caccia (nella stagione preposta).

Qualche consiglio: calzature alte impermeabili in ottime condizioni, abbigliamento da trekking leggero ma resistente e “a strati” (a seconda della temperatura della stagione. Sempre e comunque una maglia pesante in più, eventuale mantellina antipioggia nello zaino, che deve essere capiente, robusto e possibilmente impermeabile. Una buona scorta d’acqua (almeno 1,5 lt a testa) e pranzo al sacco. Abbigliamento di ricambio (soprattutto calze!). Crema e occhiali da sole nelle giornate estive o sulla neve. Consigliati bastoncini da trekking per agevolare il cammino su fango o sentieri rocciosi. Infine, se possibile, non andare mai da solo o informa altre persone sul sentiero che andrai a percorrere: potrebbe essere utile in caso di emergenza!

Cartine escursionistche della zona e materiale informativo è in vendita presso l'Ufficio Turistico:

  • Cartine Escursionistiche CAI;
  • Cartina Via degli Abati;
  • Cartina Città d'umbrìa - Monte Barigazzo;
  • Guida Anello della Val Ceno.

SPORT ALL'ARIA APERTA

CAMPO DA TENNIS COMUNALE

Il campo è gestito dal Tennis Club Bardi. Per prenotazioni rivolgersi al Grande Bar, Piazza Vittoria 4 - Tel 0525 72219

CAMPO DA BOCCE 

Per prenotazioni rivolgersi al Bar della Piazza, Piazza Martiri d'Ungheria, 15 - tel. 0525 71126

PALESTRA DI ROCCIA

Sulle pareti di spettacolari blocchi di granito bianco, a lato del fiume, è stata predisposta una palestra di roccia.

Sulla strada provinciale in direzione Bedonia, località Mulino Albarelle/Vischeto (Bardi) segnavia bianco e rosso.
Il luogo è anche indicato come ANSA DEI GRANITI.

LA PALESTRA DI ROCCIA E' ATTUALMENTE IN MANUTENZIONE E NON PUO' ESSERE UTILIZZATA. CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO.


ALTRE ATTIVITA' IN NATURA

RACCOLTA FUNGHI

I nostri boschi di querce, faggi e castagni offrono la possibilità, agli appassionati, di trovare diverse tipologie di funghi; ma i più ricercati sono sicuramente i porcini e l’ovulo buono o “amanita caesarea” che in genere si consuma crudo in insalata. E’ possibile trovare anche il tartufo nero e in primavera i prugnoli o “spinarò”, in dialetto bardigiano. 

Per la raccolta occorre essere muniti di tesserino funghi zone bianche, reperibile presso: 

  • Comunaglia di Granere
  • Bar Mixage in località Noveglia

Oppure tramite il servizio online Geoticket 


PESCA

Per gli appassionati di pesca, nei torrenti del territorio di Bardi, oltre a diverse specie di pesci, è possibile trovare la rinomata trota “FARIO”, le cui carni sono molto apprezzate, fra le migliori tra quelle dei pesci d’acqua dolce italiani.

Chi vuole praticare questa attività deve: 

  • Essere in regola con il versamento della tassa di concessione
  • Essere munito del tesserino regionale di pesca controllata per la registrazione delle catture

E’ possibile munirsi di tesserino presso l’ufficio di Polizia Municipale in via Pietro Cella,5 (Tel. 0525.71321 interno 12 - Cell. 3484013725)

Flora

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Le caratteristiche generali della flora, della vegetazione e della fauna del territorio interessato da buona parte dei tracciati proposti, sono quelle tipiche della zona collinare e dei rilievi emiliani al di sotto degli 800 metri di quota.
Diffusi risultano essere i querceti misti cedui a predominanza di querce (roverella, Quercus pubescens e cerro, Quercus cerris), accompagnate da altre piante come carpino nero (Ostrya carpinifolia) e ornello(Fraxinus ornus). Fra gli arbusti del sottobosco sono diffusi il nocciolo (Corylus avellana), il sanguinello(Cornus sanguinea), le cui foglie in autunno diventano di colore rosso intenso, la beretta del prete (Euonymus europaeus) ed il corniolo (Cornus mas), che durante il periodo terminale dell’inverno offre spettacolari fioriture di colore giallo vivo.
Significativa la diffusione dei castagneti
(Castanea sativa) in parte trasformati in cedui o abbandonati. In quest’ultimo caso le piante, il cui frutto era un tempo elemento base dell’alimentazione dei valligiani, sono invecchiate e spesso ridotte a grandi tronchi cavi.
A quote più elevate la vegetazione è dominata dallafaggeta, per lo più a ceduo, dove oltre al faggio (Fagus sylvatica) è presente l’acero montano (Acer pseudoplatanus), mentre nelle zone più umide possiamo osservare il carpino bianco (Carpinus betulus) e l’ontano nero (Alnus glutinosa).
 
Lo strato arbustivo è composto prevalentemente dal biancospino(Crataegus monogyna), ilmaggiociondolo(Laburnum anagyroides) e l’agrifoglio (Ilex aquifolium), quest’ultima specie relitta della flora Terziaria che si presenta spesso con popolazioni isolate di pochi individui.
Numerosi i prodotti del sottobosco come funghi, tartufi, fragole selvatiche, lamponi , mirtilli , more di rovo e bacche di ginepro.
 
Con la fine dell’inverno si possono ammirare splendide fioriture di piante erbacee a fioritura precoce tra cui laprimula comune (Primula vulgaris), gli ellebori(Helleborus foetidus, H. viridis), il bucaneve(Galanthus nivalis), ilcampanellino (Leucojum vernum), l’erba trinità (Hepatica nobilis), il dente di cane (Erythronium dens–canis), la polmonaria
(Pulmonaria officinalis), il fior di stecco (Daphne mezereum), le viole (Viola spp), a cui si aggiungono a quote più elevate la scilla bifolia (Scilla bifolia), l’anemone bianca (Anemone nemorosa) i crochi come il Crocus vernus.
 
Con il progredire della stagione le fioriture si arricchiscono di nuovi interpreti come l’anemone trifogliato(Anemone trifolia), ilgiaggiolo susinario (Iris graminea), il giglio rosso(Lilium bulbiferum), ilgiglio martagone (Lilium martagon), la genziana di Koch (Gentiana kochiana), il narciso poetico(Narcisus poeticus) e numerose specie di garofani(Dianthus spp) e di orchidee come l’orchide maschia(Orchis mascula), l’orchide maggiore (Orchis
purpurea)
, l’orchide minore (Orchis morio),
l’orchide omiciattolo (Orchis simia), l’orchide piramidale (Anacamptis pyramidalis), la manina rosea(Gymnadenia conopsea), l’orchide pallida (Orchis pallens), l’orchide sambucina (Dactylorhiza sambucina) e orchidee appartenenti al genere Ophrys(Ophrys apifera, O. fuciflora, O. bertolonii, O. insectifera, O. fusca, O. sphegodes).

Da segnalare anche le numerose fioriture di fine estate ed inizio autunno come il colchico alpino (Colchicum alpinum) e autunnale (Colchicum autumnale), la genziana sfrangiata (Gentiana ciliata), la genziana asclepiade (Gentiana asclepiadea) e la scilla autunnale (Scilla autumnalis).
 
 
LE ORCHIDEE SELVATICHE
 
 
Le orchidee selvatiche sono delle piante erbacee, talvolta piccole e poco appariscenti, altre volte vistose e vivacemente colorate. Si tratta del genere di orchidee più evoluto, in cui le modificazioni del fiore, che hanno lo scopo di attirare gli insetti pronubi, gli permettono di raggiunge la massima specializzazione. In particolare il labello imita nella forma e nella pelosità l’addome delle femmine degli insetti impollinatori (bombi, calabroni, api e vespe). I maschi vengono in questo modo attirati dal fiore. Nel territorio della Val Ceno sono presenti sei specie di ophrys: Ophrys apifera, Ophrys bertoloni, Ophrys fuciflora, Ophrys fusca, Ophrys insectifera, Ophryssphegodes.

Fauna

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ASPETTI FAUNISTICI DELLA VAL CENO
La fauna è presente con una grande varietà di specie, alcune delle quali di assoluta rarità. Numerosi sono i piccoli passeriformi che nidificano in cavità: lecince (Parus major, P. caeruleus e P. ater), il picchio muratore (Sitta europea) ed il picchio verde (Picus virdis). Altre specie come il pettirosso (Erithacus rubecola), la capinera (Sylvia atricapilla) o il luì piccolo(Phylloscopus collybita) prediligono invece lo strato arbustivo e nidificano al suolo o poco lontano da esso; interessante è anche la presenza del ciuffolotto(Phyrrula phyrrula),
distribuito soprattutto nelle faggete.
Il colorato codirosso (Phoenicurus ocruros) frequenta invece aree più aperte, in vicinanza di alberi vetusti o vecchie costruzioni nelle cui cavità nidifica. Nei prati sommitali sono comuni tra gli altri il saltimpalo(Saxicola torquata) e il prispolone (Anthus trivialis), che si può osservare nella stagione riproduttiva
mentre esegue il canto territoriale. Infine
l’upupa (Upupa epops), uccello diurno dal lungo becco curvo a sciabola e ciuffo erettile sul capo.
Nei torrenti montani e nell’alto Taro è nidificante una cospicua popolazione di Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) e di Ballerina gialla (Motacilla cinerea).
Nelle zone aperte come i coltivi e praterie troviamo ilfagiano (Phasianus colchicus), la starna (Perdix perdix), la quaglia (Coturnix coturnix) e l’allodola(Alauda arvensis).
 
Altre specie avicole tipiche dei boschi e dei cespuglieti sono: lo scricciolo(Troglodytes troglodytes), il merlo (Tordus merula), la ghiandaia (Garrulus glandarius), lo zigolo
nero
 (Emberiza cirlus), ilcalandro (Anthus campestris), il culbianco (Oenanthe oenanthe), lozigolo giallo (Emberiza citrinella) e la tordela(Turdus viscivorus).
Tra i rapaci diurni facilmente avvistabili in ogni stagione dell’anno si possono osservare: il gheppio (Falco tinnunculus), la poiana (Buteo buteo), lo sparviero(Accipiter nisus), ed il falco pellegrino (Falco peregrinus), mentre nella stagione riproduttiva, si osservano con facilità il biancone (Circaetus gallicus)ed il pecchiaiolo
(Pernis apivorus) mentre tra i rapaci notturni
si segnalano il gufo comune (Asio otus), la civetta(Athene noctua) e l’allocco (Strix aluco).
Un cenno a parte lo merita certamente l’Aquila reale(Aquila chrysaetos), che da
diversi anni ha fatto la sua ricomparsa nella Val Ceno.
Ad oggi ci sono riscontri di tentativi di nidificazione e la coppia è costantemente
monitorata.
Negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa anche ilcorvo imperiale (Corpus corax), nidificante con almeno 2-3 coppie.
 
Tra i mammiferi comuni di una certa mole si segnalano il capriolo (Capreolus capreolus) e il cinghiale(Sus scrofa), mentre tra i piccoli mammiferi, significative presenze sono quelle del toporagno comune (Sorex araneus), latalpa comune (Talpa europaea), roditori come il ghiro(Glis glis), lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) e l’istrice(Hystrix cristata) con i suoi lunghi
e acuminate aculei, oltre a numerosi piccoli carnivori come la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles), la faina (Martes foina), la donnola (Mustela nivalis).

Tra i rettili la lucertola campestre e muraiola(Podarcis sicula e P.muralis) e il ramarro (Lacerta viridis) sono le specie di più facile avvistamento mentre negli ambienti
aperti o ricchi di una copertura vegetale
si possono fare incontri con rettili più elusivi come l’orbettino (Anguis fragilis) oppure il biacco (Coluber viridiflavus), la natrice dal
collare
 (Natrix natrix), il saettone (Elaphe longissima) e la vipera comune (Vipera aspis).
 
Ulteriori motivi d’interesse naturalistico sono gli invertebrati come i coleotteri cervo volante (Lucanus cervus) e il cerambice delle querce (Cerambix cerdo) ed i numerosi lepidotteri comegalatea (Melanargia galathea)cedronella(Gonepteryx rhamni),podalirio (Iphiclides podalirius)macaone (Papilio machaon)icaro (Polyomma icarus) e aurora(Anthocharis cardamines).

Caratteristiche geologiche

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PRINCIPALI CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELLA VAL CENO
Il territorio della Val Ceno presenta una notevole varietà di rocce, affioranti in ampi spaccati naturali, la cui origine è legata all’apertura, nel Triassico superiore(circa 220 m.a.), ed alla successiva scomparsa, a partire dal Cretaceo medio (circa 90 m.a.), di un oceano che separava i continenti paleoafricano e paleoeuropeo. In questo mosaico di affioramenti rocciosi e morfologie ci sono aree particolarmente significative dove le successioni rocciose appaiono molto rappresentative, talora con caratteri di rarità e unicità formando spesso paesaggi spettacolari.

L’importanza di queste peculiarità geologiche risiede nel fatto che permettono di ricostruire:
1) le principali tappe evolutive della catena appenninica. Questo è possibile perché le rocce sono come le pagine di un libro in grado di raccontare la storia geologica di questo settore dell’Appennino emiliano;
2) le relazioni principali tra vicende storiche e territorio.

Tra queste singolarità geologiche le rocce ofiolitiche e quelle di natura argillosa caratterizzano il paesaggio della Val Ceno. In particolare, nel territorio in esame prevalgono tutta una serie di rocce prevalentemente argillose caratterizzate da estese aree denudate che evolvono in calanchi. Da sempre considerati luoghi inospitali, i calanchi rappresentano l’elemento che più caratterizza il paesaggio
collinare dell’Appennino emilianoromagnolo.
Anche se a prima vista i calanchi possono apparire come ambienti sgradevoli, sono in realtà, per gli osservatori più attenti, luoghi di notevole interesse geologico.
I loro versanti sono disegnati da una successione di minute vallecole dove le argille messe a nudo svelano la loro lunga e complessa storia geologica. In questi luoghi si sono sviluppati ambienti fortemente selettivi custodendo specie botaniche tipiche e piuttosto rare.
Il momento dell’anno più adatto per osservare questo particolare tipo di paesaggio è la primavera quando, complici le abbondanti precipitazioni, si assiste al massimo rigoglio della vegetazione.
Durante il periodo estivo la vegetazione
tende a mostrare i primi segni di deperimento e complice le profonde crepe prodotte dal disseccamento, l’aspetto desertico dei calanchi viene esaltato
ulteriormente.
Con l’arrivo delle piogge autunnali si assiste ad una“seconda primavera” con conseguente sviluppo di una nuova copertura vegetale che persiste fino a stagione inoltrata. Le principali aree di affioramento dei calanchi sono: la zona di Serravalle e l’area di M. Cappuccio.
Fra i termini più caratteristici che compaiono all’interno delle argillose
troviamo le rocce ofiolitiche.
Attualmente con il termine ofiolite si indica una associazione di rocce di origine magmatica che i geologi interpretano come brandelli di fondo oceanico che i meccanismi della tettonica a zolle, responsabili della formazione delle catene
montuose, ha portato sui continenti dove noi le possiamo osservare.
Relativamente rare nel panorama regionale, le ofioliti sono uno dei tanti tesori ambientali dell’Appennino parmense-piacentino.

Ricche di fascino per la loro aspra bellezza, variano da blocchi di piccole dimensioni a lembi rocciosi di estensione chilometrica con spessori anche di centinaia di metri.
In Emilia-Romagna le ofioliti sono particolarmente concentrate in prossimità del confine con la Liguria Orientale e nelle alte valli dei fiumi Taro e Trebbia e dei torrenti Ceno, Nure e Aveto. La particolare composizione chimica ne determina un ambiente estremo, del tutto improduttivo per un utilizzo agricolo che acquista, invece, una particolare importanza dal punto di vista botanico per la specializzazione floristica rappresentando veri e propri orti botanici naturali.

Per la loro scarsa erodibilità le ofioliti emergono in rilievo rispetto alle rocce circostanti solitamente di natura argillosa rappresentando dei luoghi d’importanza strategica naturalmente deputati al controllo del territorio.
Le principali aree di affioramento delle rocce ofiolitiche risultano ubicate in corrispondenza del M. Ragola, Roccia Cinque Dita, Groppo di Gora, Roccalanzona, M. Prinzera, Pietranera, Pietra Corva, Rocca Galgana, San Genesio, Rocca di Varsi, la rupe di Gusaliggio e la rupe di Pozzolo.
Una associazione ofiolitica completa comprende ancherocce sedimentarie di mare profondo come calcari di colore grigio chiaro del Cretacico inferiore (circa 130 m.a.) e diaspri del Giurassico superiore (circa 156 m.a.). Quest’ultimi si presentano in successione di straterelli di colore variabile prevalentemente rossastro, a viola, a verde a seconda dello stato ossidato o ridotto delle impurità presenti al proprio interno. Nel caso del colore rossastro prevalgono le impurità ferrose di tipo ematite. La frattura è concoide o scheggiosa e numerose sono i minuscoli cristalli di quarzo e patine manganesifere responsabili degli effetti iridescenti osservabili sulle superfici degli strati. Il diaspro presente sul M. Lama è la più grande massa di diaspro che si trovi in Regione Emilia-Romagna. L’interesse pratico di questa roccia è duplice, da un lato costituisce una pietra decorativa di bell’effetto, dall’altro ha rappresentato, causa la sua elevata vetrosità, lamateria prima per la produzione di utensili litici a partire dal Paleolitico medio e superiore (Ghiretti 2003) dai gruppi di cacciatori-raccoglitori che frequentavano la zona.
Infine, un ultimo accenno lo meritano le spettacolari alternanze di strati chiari e scuri di marne calcaree e calcari marnosi, facilmente riconoscibili mentre si risale la Val Ceno e che i geologi definiscono con il nome di“Flysch ad Elmintoidi”.
Queste rocce di origine marina si sono formate nel corso del Cretacico superiore (circa 70 e 65 m.a.) attraverso l’opera di correnti di torbida (particolare tipo di “frana sottomarina”) che ha conferito alla roccia il caratteristico aspetto stratificato. In queste rocce frequente è la presenza di tracce fossili meandriformiprodotte dall’attività di organismi limivori sui sedimenti fangosi e la possibilità di rinvenimento di macrofossili del genere Inoceramus (lamellibranchi pelagici) importante fossile guida del Cretacico superiore (circa 90 m.a.). Le principali aree di affioramento di queste rocce sono: M. Santa Cristina, M. Sant’Antonio, M. Carameto e M. Canate.
 

GEOSITI

Nel comune di Bardi sono presenti quattro geositi di rilevanza regionale e ben sedici di rilevanza provinciale.

I geositi sono luoghi che presentano aspetti geologici di rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio: rocche, rupi, cascate, gessi, calanchi, meandri, cave, valli, grotte, miniere, sorgenti, foci, ... sono solo alcuni esempi di elementi catalogati come "geositi", un patrimonio che contribuisce a disegnare il paesaggio del nostro territorio.

Nel sito dei Geositi dell'Emilia Romagna si possono trovare tutte le informazioni dettagliate.